La medicina rigenerativa è vincolata a tre differenti aree: la terapia cellulare avanzata, l'ingegneria genetica e l'ingegneria dei tessuti.
La medicina rigenerativa è una nuova branca della medicina che, invece di trattare i sintomi di una malattia, mira a sostituire o ricostruire i tessuti, le cellule e gli organi “stimolando” le capacità di riparazione e/o di rigenerazione. La medicina rigenerativa utilizza la biologia molecolare e la ricerca relativa alle linee cellulari utili per la rigenerazione (cellule staminali, cellule mononucleate, piastrine etc.) con l’obiettivo di curare in modo efficace i tessuti e gli organi impossibili da riparare con le terapie “tradizionali”.
Importante sottolineare che non esiste un solo tipo di “terapia rigenerativa” ma che, viceversa, esistono diversi “cocktail” cellulari dipendenti dalla sede del prelievo e con diverse percentuali delle varie linee cellulari utili a stimolare la rigenerazione il cui utilizzo non è sempre alternativo ma deve essere valutato nel singolo caso in relazione alla patologia da trattare ed alle caratteristiche del paziente.
In ogni caso la procedura prevede il prelievo e la “concentrazione” delle cellule considerate utili per la rigenerazione (dal midollo osseo, dal grasso o dal sangue periferico) e la loro reimmissione solitamente mediante iniezione nelle sedi dove si vuole stimolare la rigenerazione.
In ambito vascolare la ricerca scientifica ha definito l’utilità di questo genere di terapia nelle arteriopatie periferiche e, in particolare, alle forme più avanzate e gravi vale a dire quelle con lesioni ulcerative che rappresentano lo stadio a maggior rischio di perdita d’arto cioè di amputazione maggiore (di gamba o coscia).
L’obiettivo della terapia rigenerativa nelle arteriopatie periferiche è duplice al fine di perseguire da un lato l’aumento del patrimonio vascolare con la nascita di nuovi piccoli vasi e l’incremento di calibro di quelli già esistenti e, dall’altro, di stimolare la riparazione delle lesioni ulcerative con meccanismi riparativi locali.
In una prima fase questa terapia è stata riservata ai casi “senza speranza” nei quali il fallimento delle terapie convenzionali (rivascolarizzazione endovascolare o bypass) non erano riuscite ad invertire il corso della malattia e scongiurare il rischio di amputazione. I buoni risultati in questi Pazienti hanno poi stimolato un secondo filone di ricerca nel quale si è pensato di utilizzare questa terapia affiancandola alle tecniche tradizionali con lo scopo di rafforzarne e consolidarne i risultati (terapia rigenerativa adiuvante). Anche in questo caso le evidenze iniziali di questi studi appaiono incoraggianti per migliorare la prognosi dei Pazienti.
Le tecniche di Terapia Rigenerativa utili per la cura delle arteriopatie periferiche “gravi” sono sostanzialmente riconducibili a due modalità di raccolta delle cellule utili per la rigenerazione:
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